Come sempre, nella loro peggiore tradizione, hanno aspettato il periodo estivo per portare l’ennesimo attacco ai lavoratori, alle lavoratrici e ai ceti più disagiati. Questa trasversale “Banda Bassotti” che siede sulle “poltrone dorate” dei parlamenti, dei consigli d’amministrazione, delle banche nazionali ed internazionali, dei sindacati di Stato, per rispondere ai dettami delle logore e mortifere leggi economiche neoliberiste che hanno miseramente impoverito le classi subalterne di mezzo mondo, ha partorito tra luglio ed agosto la cosiddetta manovra economica. Non ci addentriamo nei particolari, ormai risaputi, degli effetti delle manovre che elenchiamo per sommi titoli: blocco salariale dei contratti fino al 2014 (e oltre) nel Pubblico Impiego, con aggiunta di dilazione per 2 anni della liquidazione e la possibilità di non ricevere la 13°mensilità; costringere le donne, anche nel settore privato, ad andare in pensione a 65 anni con progressione dal 2015 (in seguito tutti a 67); accordi aziendali peggiorativi rispetto al contratto nazionale e per scavalcare l’art. 18 che tutela dai licenziamenti; riduzione dei servizi sociali nei comuni con il taglio dei contributi dallo Stato, ticket di 10 euro per le prestazioni del servizio sanitario. Risulta evidente che per fare cassa su quanto da loro dilapidato in tutti questi decenni, hanno pensato bene di andare a rivoltare ulteriormente le sempre più povere tasche della classe lavoratrice. Dove non arrivano con il prelievo fiscale alla fonte dalle buste paga, ci arrivano tagliando la spesa sociale, i servizi alla persona, ecc. Nessuna menzione ad andare a prendere i soldi là dove ci sono, e tanti: DAI RICCHI!!! Questa manovra economica è un attacco frontale al mondo del lavoro salariato da attuarsi impoverendolo ulteriormente e privandolo sempre più di ogni diritto di rappresentanza, di esistenza come attivo soggetto collettivo sociale.
Senza nessun nesso plausibile con questioni puramente economiche di bilancio, si decreta la fine della contrattazione nazionale collettiva, abbattendo gli ultimi baluardi di difesa dei diritti rimasti. Si sancisce definitivamente il primato dell’impresa su quello del lavoro. Il diritto di sciopero è vanificato da continue leggi restrittive e si arriva persino a subordinare agli interessi economici d’impresa le festività laiche come “25 aprile e 1 maggio” per cancellare quello che rappresentano nella storia delle lotte della classe lavoratrice. La crisi globale è sempre più crisi di sistema prima ancora che economica e sociale. Il capitalismo e gli Stati al suo servizio sono incapaci di dare risposte alle necessità concrete del vivere sociale. Banalmente, ma è ancora drammaticamente urgente ribadirlo, il medico e la medicina non possono essere gli stessi che hanno causato la mortifera malattia! Capitale e Stati, per garantirsi la loro sopravvivenza, hanno dichiarato guerra alle loro classi subalterne. Nessuna mediazione attuata dalla casta privilegiata dei politicanti di mestiere può renderci giustizia. Troppo spesso, in questi ultimi decenni, rassegnati alla sola azione di resistenza si è continuato a recedere, passo dopo passo, a quanto con tanti sacrifici e lotte conquistato.
È ora di invertire la marcia, di tornare ad essere protagonisti del nostro presente e del nostro futuro come acerrimi nemici delle compatibilità economiche dettate da Stati e Capitale. Non diamo nessuna delega, non vogliamo nessuna rappresentanza politica in nessuno dei loro Palazzi di cui non sappiamo che farcene. Vogliamo riappropriarci del benessere sociale che noi stessi produciamo con il nostro lavoro! Vogliamo socializzare e autogestire strumenti, mezzi e metodi di produzione e consumo. Solo così potremmo garantirci il futuro di cui abbiamo diritto!
NOI LA VOSTRA CRISI
NON LA VOGLIAMO PAGARE!!!
UNIONE SINDACALE ITALIANA – A.I.T. Sezione di MilanoSenza nessun nesso plausibile con questioni puramente economiche di bilancio, si decreta la fine della contrattazione nazionale collettiva, abbattendo gli ultimi baluardi di difesa dei diritti rimasti. Si sancisce definitivamente il primato dell’impresa su quello del lavoro. Il diritto di sciopero è vanificato da continue leggi restrittive e si arriva persino a subordinare agli interessi economici d’impresa le festività laiche come “25 aprile e 1 maggio” per cancellare quello che rappresentano nella storia delle lotte della classe lavoratrice. La crisi globale è sempre più crisi di sistema prima ancora che economica e sociale. Il capitalismo e gli Stati al suo servizio sono incapaci di dare risposte alle necessità concrete del vivere sociale. Banalmente, ma è ancora drammaticamente urgente ribadirlo, il medico e la medicina non possono essere gli stessi che hanno causato la mortifera malattia! Capitale e Stati, per garantirsi la loro sopravvivenza, hanno dichiarato guerra alle loro classi subalterne. Nessuna mediazione attuata dalla casta privilegiata dei politicanti di mestiere può renderci giustizia. Troppo spesso, in questi ultimi decenni, rassegnati alla sola azione di resistenza si è continuato a recedere, passo dopo passo, a quanto con tanti sacrifici e lotte conquistato.
È ora di invertire la marcia, di tornare ad essere protagonisti del nostro presente e del nostro futuro come acerrimi nemici delle compatibilità economiche dettate da Stati e Capitale. Non diamo nessuna delega, non vogliamo nessuna rappresentanza politica in nessuno dei loro Palazzi di cui non sappiamo che farcene. Vogliamo riappropriarci del benessere sociale che noi stessi produciamo con il nostro lavoro! Vogliamo socializzare e autogestire strumenti, mezzi e metodi di produzione e consumo. Solo così potremmo garantirci il futuro di cui abbiamo diritto!
NOI LA VOSTRA CRISI
NON LA VOGLIAMO PAGARE!!!
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