Agli inizi del 1995 una componente della USI (con centro operativo nell'USI Roma) tentò di portare l'USI all'interno di un contenitore organizzativo (ARCA-USAE, collegata con un coordinamento di sindacati europei) insieme ad altri sindacati italiani, sia alternativi che corporativi (l'ARCA durò alcuni anni e poi naufragò per lotte di potere interne). La maggioranza dell'USI si oppose a quest'operazione che significava la fine dell'identità dell'USI e della sua collocazione nell'AIT. Fu a questo punto che la componente che faceva riferimento all'USI Roma inizio un processo interno che portò a un congresso scissionista a Roma nell'aprile 1996. La componente legittima dell'USI celebrò il suo congresso a Prato Carnico (maggio 1996). L'AIT deliberò sulla situazione italiana nel suo XX Congresso (Madrid, dicembre 1996), constando le pratiche autoritarie degli scissionisti decise di espellerli dall'AIT e di riconoscere come unica USI sezione
dell'Internazionale quella che aveva celebrato il suo congresso a Prato Carnico.
Nonostante questa decisione la componente scissionista ha continuato ad usurpare ed utilizzare sia la sigla USI che la sigla AIT creando forti problemi alla legittima USI-AIT nello svolgimento dell'azione sindacale
(indizione di scioperi, vertenze, ecc.). Gli scissionisti oltre ad utilizzare arbitrariamente la nostra sigla e quella dell'Internazionale hanno continuato ad operare con un sindacalismo verticistico, clientelare, corporativo ed autoritario (appoggiando politicamente il partito romano di Rifondazione Comunista) che niente ha a che vedere con i principi dell'anarcosindacalismo e dell'AIT.
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