L’Unione Sindacale Italiana esprime piena e concreta solidarietà ai 470 minatori della Carbosulcis che – come estremo atto di protesta e di attenzione sociale – hanno occupato la miniera di carbone e le relative gallerie di accesso di Nuraxi Figus, a Gonnesa, situate a 400 metri di profondità. Questo estremo metodo di lotta sociale - che si inserisce idealmente nel solco di proteste già inaugurato dai minatori asturiani e dai colleghi sudafricani di Marikana - è l’unico possibile considerando la cecità ed il disinteresse fin qui dimostrato dalla politica e dalle forze sociali “responsabili” più impegnate nel chiacchierìccio anti spread e nella formulazione di riforme “a costo zero” piuttosto che sul fronte della tutela dell’occupazione (in assoluta sicurezza sanitaria ed ambientale) e del lavoro. Che prevederebbero, al contrario, l’utilizzo di ingenti risorse finanziarie che il governo preferisce dirottare per supportare banche e capitale.
Alla base della protesta operaia c'è la richiesta al governo di finanziare un progetto di riqualificazione della struttura mineraria, con un progetto integrato miniera-centrale-cattura stoccaggio dell’anidride carbonica nel sottosuolo e la richiesta di un impegno concreto dell'Enel, unico cliente della Carbosulcis per la centrale di Portovesme, ad impegnarsi definitivamente e concretamente nella produzione di energia per le aziende del Sulcis duramente colpite dalla crisi.
L'occupazione della miniera arriva a pochi giorni dal vertice che si terrà al ministero dello Sviluppo economico per la, cosiddetta, “vertenza Sulcis” per le aziende in crisi: venerdì prossimo la Regione insieme ai sindacati “governativi” incontrerà il governo per la questione Alcoa, Eurallumina, Portovesme srl e Carbosulcis.
Come già esplicitato in altre occasioni - oltre ad incoraggiare i lavoratori in lotta autogestita per la dignità e la difesa del posto di lavoro – vorremmo rivolgere loro un suggerimento già
sperimentato, con successo, dai lavoratori ILVA di Taranto e che parte dall’esperienza positiva e concreta dei lavoratori Richard Ginori di Firenze che – per evitare lo spostamento della
vertenza a Roma con il rischio, concreto, di essere esclusi dalla trattativa a beneficio di coloro che, finora, hanno solo “fatto finta” di occuparsene – hanno occupato la fabbrica conquistando – con l’azione diretta – un diritto che potrebbe essere appannaggio anche dei minatori del Sulcis.
Il diritto ad avere una propria rappresentanza con pari dignità e opportunità al tavolo delle trattative ad ogni livello: locale, regionale, nazionale.
Non lasciatevi espropriare da questo diritto perché nessuno – meglio dei lavoratori stessi – conosce le problematiche connesse alle proprie funzioni e nessun “esperto” o “tecnico” al mondo farà mai – fino in fondo – i vostri interessi.
La delega in bianco non paga. Riprendetevi il futuro continuando a praticare l’azione diretta ... affinché la vostra lotta non sia strumentalizzata da alcuno.
UNIONE SINDACALE ITALIANA - AIT
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