Il 28 giugno Confindustria e le segreterie di CGIL, CISL e UIL hanno siglato l’accordo interconfederale
sulla rappresentanza e sulla validità dei contratti aziendali. L’accordo verrà sottoposto in breve agli
organi direttivi per l’approvazione definitiva con esclusione, ovviamente dei lavoratori. A seguito di
tale accordo la sezione Toscana dell’USI –AIT dopo aver valutato tutti i contenuti del testo comunica
quanto segue;
Crediamo sia indispensabile ed utile far pervenire insieme a tutte le altre realtà sindacali di base
questo comunicato per far luce sui reali contenuti di questo accordo, principalmente perché dalle
dichiarazioni dei protagonisti di tale scempio tutto si comprende meno quale sia la reale sostanza
dell’accordo. Costoro parlano addirittura di salvaguardia della democrazia sindacale.
Tale accordo rappresenta uno degli atti più vergognosi nella storia delle relazioni sindacali di
questo paese. Esso modificherà drasticamente la storia e la futura pratica delle relazioni sindacali,
smantellando decenni di lotte e di conquiste sindacali.
Se da un lato quel presunto residuo di democrazia sindacale era ridotto drasticamente ad uno stato di
inesistenza, con questo accordo si rompe definitivamente ogni sorta di spazio ed agibilità a tutta
l’opposizione sindacale sui luoghi di lavoro. Si elimina definitivamente tutta la parte sindacale di base
e conflittuale non concertativa e limita ulteriormente il diritto di sciopero ( punto 6 )
Quello che deduciamo ovviamente è che ci troviamo di fronte alla definitiva conclusione della
speranza di avere in questo paese una qualche pur minima forma di pluralismo sindacale.
Siamo di fronte ad un accordo i cui contenuti non esitiamo a definire perversi. Contenuti che
instaurano una vera e propria dittatura di Cgil, Cisl e Uil attraverso un tentativo di eliminare del tutto il
pluralismo sindacale e le possibilità di rivolta di fronte ad una crisi economica che ancora non ha
mostrato la sua devastante natura.
Al primo punto infatti si affronta il tema della rappresentatività sindacale nazionale per determinare la
quale si stabilisce una soglia pari al 5% tra il dato associativo, riferito al numero di iscritti di ciascuna
organizzazione e il dato elettivo, ossia i voti ricevuti nelle elezioni delle RSU. Non bisogna quindi
avere il 5% dei voti e il 5% degli iscritti calcolato sui lavoratori complessivamente sindacalizzati come
funziona oggi nel pubblico impiego, ma il 5% si calcola sul totale dei lavoratori della categoria!!
Crediamo sia chiaro a tutti che nessuna organizzazione sindacale che non siano quelle firmatarie di
questo accordo potranno mai raggiungere, in mancanza di quote sindacali e in mancanza di spazi
democratici un tale livello di presenza.
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